mercoledì 31 ottobre 2012

Mamma

     


                    Mi chiamo Ettore e sono un figlio di puttana, già nel nome mio tenevo come una specie di predestinazione, ecco.

          Sono tutto sommato un bravocristo è che mamma mia è proprio una puttana. Non ha mai fatto la puttana, no. E' proprio una puttana, e ci ha sputtanato a tutta l'infanzia nostra e non solo.

          Faccio 'ste profonde riflessioni mentre mi guardo il cellulare che lampeggia e vibra e mi viene incontro come fosse un epilettico in attesa d'essere abbracciato da qualcuno ma invece che la bava alla bocca quello tiene scritto da sopra al display MAMMA perciò m'agguanto all'epilettico co' tutta la rabbia in corpo e rispondo e sudo prima ancora di sentire la puttana che mi dice:
     "Tesoro, come stai?" Stavo giustappunto pensando a come hai provato a fottermi più volte la vita mia cara mammina...
    "Ciao mamma, non chiamarmi tesoro e vieni al dunque, sai, sono piuttosto impegnato, la gente solitamente lavora..."
    "Ecco, villano come sempre..." Pausa lunghissima, carica di tutto il finto amore del mondo, con ripetute e ravvicinate tirate di naso, dolci risucchi commossi li definirebbe chi non la conoscesse, ovvero tutto il mondo, questo e pure gli altri mondi sconosciuti se ce ne stanno, tranne me Giuliana e Al, i miei due fratellastri, per non parlare di Tano, Luca Alberto Maria e Alastair, i nostri padri, due dei quali impossibilitati a testimoniare poiché da tempo cavalcano le verdi praterie.
     "...cerchi sempre di ferirmi, Dio mio, sempre. Non ci sentiamo da quanto? Tre settimane forse, e mi dici che hai da fare..." Adesso ho proprio sentito tipo un singhiozzo, come un bimbo che sta per esplodere in un pianto che è un misto di rabbia e commozione e impotenza, ma la puttana è potente, assai...
     "...insomma, sto venendo da te..." Cristo e la di lui madre e molte altre divinità dei cieli o degli alberi o di ogni luogo, Manitù, dove stai ciuccio che voli, non è possibile, no, no, no. Non voglio che vieni, non sei gradita, non ti sopporto, ho troppo da fare, non ho tempo per riesumare i fantasmi, quindi interrompo la puttana, almeno ci provo...
     "Ascolta, mamma, sono trop..." I singhiozzi ora lasciano spazio al gelido vento dell'artico, il ghiaccio puro, quello blu, quello che brucia arriva all'improvviso e mi butta dentro all'orecchio i ricordi surgelati...
     "Taci!...Credi d'esser poi tanto migliore di me?... Io ti ho protetto, tu hai ucciso il tuo patrigno, non io! E io l'amavo! Non costringermi a dire cose che ben sai e che proprio non vorrei, oh, ma dico, perché, eh? Perché con te va sempre a finire così? Perché? Comunque, domani sono da te, arrivo col volo delle 11, sarebbe carino trovarti ad aspettarmi invece di costringermi a prendere il solito taxi, ci vediamo domani, ciao tesoro".

         Cazzo.

         Getto il telefono contro il muro ed esplode in mille pezzi ognuno è un lapillo di fuoco che alto nel cielo scongela i ricordi ghiacciati che ora non sono più blu ma d'un bianco accecante e si sciolgono e le lacrime sgorgano incontrollate e tremo, a cinquantanni, come un bambino, come il bambino che ho smesso d'essere all'improvviso quando Luca Alberto Maria, quella grande merda, stava sopra a Giuliana, mia sorella di quattro anni, che piangeva, sussultava, mi guardava, i suoi enormi occhi nocciola, più belli e innocenti di quelli di Bambi, erano fissi sui miei e cercavano il mio aiuto, lo esigevano, quegli occhi volevano che li salvassi, volevano essere chiusi, chiedevano di essere portati altrove, e io rimasi immobile, avrebbero potuto chiedermi di pagare l'imu per quanto ero immobile, incantato a guardare il conte Luca Alberto Maria, che s'approffitava del corpo della mia sorellastra, e non feci niente, rimasi a guardare fino a quando il conte non ebbe finito, e si voltò e mi guardò e mi dette un pugno, un pugno violentissimo, in pieno volto, e piansi sangue, e il conte andò via dalla stanza come avesse appena sorseggiato quel suo cazzo di tè del pomeriggio, e l'umiliazione più grande il tenero abbraccio di Giuliana che si diceva dispiaciuta, che piangeva non per sé ma per me, e poi lo dissi alla puttana, glielo dissi da solo, alla puttana, e la puttana mi dette una sberla, e chiamò Giuliana, e chiese a Giuliana conferma di ciò che le avevo appena raccontato, e Giuliana negò, e la puttana mi colpì di nuovo e mi portò nello studio del conte merda che si beve il tè e disse quel che avevo inventato, e sottolineò, la puttana, quell'inventato con tutti gli evidenziatori viola della terra, e disse che dovevo essere punito, e la merda che beve tè si lanciò in un sorriso da pubblicità delle protesi dentali e pregò la puttana di uscire da quel sacrario di boiserie e tappeti e mogano e porcellane e preziose tele illuminate, e la puttana uscì dallo studio, e il conte non disse nulla, schioccò la lingua e io precipitai all'inferno, e finito che ebbe, mi sussurrò all'orecchio racconta questo a mammina e sentivo il sangue colarmi lungo le gambe mentre malfermo uscivo dallo studio del conte che gusta il tè e si stupra ai bambini. 
          Ma non piansi allora come sto invece facendo adesso.

          Cazzo, alla puttana non dissi nulla. A Giuliana non dissi nulla. A mio padre non dissi nulla. Però lo dissi a me, eccome se me lo dissi. Me lo raccontavo in continuazione, cazzo e sempre senza mai piangere, cazzo. Io non ho mai più pianto, e chi avrebbe potuto più ferirmi? Nessuno, mai più lacrime, fino ad ora.

          Ovviamente vado all'aeroporto a prendere alla puttana, e altrettanto ovviamente è 'na magnifica giornata di sole, il cielo è blu come fossimo in montagna d'estate e gli alberi sono stati piazzati qua da Cezanne in persona, forse s'è fatto aiuta' da Monet. E' tutto bellissimo, è l'autunno, anche se fa un freddo della Madonna.

          Cazzo, la riconosceva pure Andrea Bocelli a questa. Vengo abbracciato da un profumo spettacolare che fa da involucro a un completo di cashmere blu come al cielo di oggi e la puttana tiene pure il cappello da sopra alla testa.

     "Da quanto tempo non senti i tuoi fratelli?" Cazzo sei venuta a fare, cazzo vuoi, cazzo di domande fai, come cazzo non riesci a cazzo capire che scappiamo vicendevolmente dalle nostre cazze d'infanzie che se non ci vediamo e sentiamo stiamo meglio, cazzo.

     "Mamma, va bene così, stiamo bene, non abbiamo nessun bisogno di sentirci"
    "Stupidaggini, solo tu la pensi così. I tuoi fratelli mi chiamano con regolarità e si lamentano con me che non li cerchi mai"
    "Ovviamente ad ognuno di noi tu dici la stessa medesima cosa, giusto mammina?"
Una leggera increspatura all'angolo della sua bocca, quasi impercettibile, mi fa capire di aver visto giusto.
     "Ho deciso di lasciare Alastair, è prossimo alla bancarotta, sta fallendo, non lo sa nessuno ma io sì..."
     "Mai avuto dubbi in proposito" Si volta verso di me, la puttana, ed è ancora bellissima a sessantasei anni, si toglie l'immenso cappello, e ne sono felice poiché avrebbero potuto arrestarmi per guida pericolosa, si stira la gonna con una sola mano e il dispenser automatico di ghiaccio inizia a vomitare i suoi cubetti.
     "Pensi di comprendermi solo perché siamo simili, tesoro" La cazza di frase fatidica. Che su di me ha un potere come alla kriptonite sopra a Superman, la mia vista s'annebbia, sento il cuore che mi pulsa dentro alle tempie, il computer del mio cervello esegue un backup e mi sbatte sopra allo schermo tutti i file più importanti ma non mi chiede, purtroppo, di modificarli anzi, mi apre in automatico il file della puttana inginocchiata in cucina, il viso striato dalle lacrime, quante ne abbiamo versate in questa cazza di famiglia, io che m'avvicino a lei, e la puttana improvvisamente smette di piangere si asciuga il volto nella lisa vestaglia a fiori e mi colpisce con forza in testa e mi dice che lascerà mio padre e che lo ha sposato solo perché era rimasta in cinta a quindici anni e che era colpa mia se aveva sposato a quel cazzo di fallito e che se poteva tornare indietro mi gettava in un cazzo di cassonetto e che io ero la rovina della cazza della vita sua e che per colpa mia lei aveva rinunciato a vivere. E mi disse che eravamo simili e che mi voleva bene e che lasciava a mio padre per il bene mio e lo faceva per darmi quello che lei non aveva avuto e io non ci ho capito un cazzo, solo che le sberle sopra alla testa fanno male.

     "Che c'è, tesoro?".
 Maledizione e cazzo. Non chiamarmi tesoro. Mi chiamasti tesoro anche quando il cazzo del conte del tè, dopo che m'aveva stroppiato il mio buco del culo, mi rovesciò in testa il piatto del brodo che proprio non tenevo voglia di mangiare quella sera, e tu invece tesoro mangia pensa a quanti bimbi meno fortunati di te ci sono al mondo Luca Alberto Maria ha fatto bene, ti serva da lezione eccerto che penso a quanti bambini tengono alla fortuna di non farsi sfondare il buco del culo dal patrigno che ci piace il tè e si violenta a mia sorella e mi versa il brodo caldo in capa, ma che gran culo che tengo io, cazzo!

     "Che c'è tesoro, allora?".
     "Niente mamma, tutto bene. Quando riparti?
     "Non lo so, sai sono distrutta. E' doloroso constatare che c'è l'ennesima separazione da affrontare"
    "L'ultima separazione, se così vogliamo chiamarla, qualche beneficio sotto forma di cinquanta milioni di euro pure te l'ha dato, mi pare".
    "Non parlarmi in questo modo, e poi lo sai che l'ho fatto per voi, ognuno di voi ha tre milioni di euro".
    "Sorvoliamo sul dettaglio che per prelevarli teniamo bisogno della firma tua...".
    "Ti prego, esprimiti correttamente, mi sembra d'ascoltare tuo padre!".
    "...e stai certa che io di quei soldi non toccherò mai un centesimo".
    "Tesoro, non farmi questo. Lo sai, sei stato tu..."

          Cazzo, tesoro non farmi questo ed ecco illuminarsi l'altro file.
Sono fotografie. Senza didascalie, senza commenti. Solo foto. La foto della puttana mentre chiede al conte che sorseggia il suo tè in mezzo alle tele preziose di farle aprire un ristorante, il conte che le ride in faccia sputandole addosso il tè del pomeriggio, la puttana indignata che solleva la preziosa teiera di Limoges, il conte che alza la testa che viene colpita dalla teiera, la puttana che porta la mano alla bocca, il conte riverso sulla preziosa poltrona di cuoio cremisi, un rivolo di sangue che delicatamente si posa sul parquet, la puttana che corre a chiamarmi, io mentre dico urlando alla puttana che bisogna chiamare l'ambulanza che quello è ancora vivo, la puttana che tanto per cambiare mi dimostra quanto mi vuole bene colpendomi con un enorme vocabolario sopra alla capa,  la puttana che mi costringe a portare il suo secondo e nobile marito giù nella tavernetta, la puttana che mi dice che devo finirlo con l'accetta d'epoca, quella medievale, la foto di me che dico alla puttana che è pazza, la puttana che m'abbraccia e che mi dice che sono l'uomo della vita sua, io che mi divincolo dalla puttana, la puttana che minaccia d'ammazzarsi con la balestra, medievale originale pure quella, io che sbalestro la balestra dalle mani della puttana maldestra, io che tremo e piango mentre a sedicianni spacco in due alla capa di un conte che ci piaceva il tè e pure incularsi a una figlia sua e al figlio della moglie sua, la puttana che dice che non abbiamo finito, la puttana che mi costringere a tagliare in quattro parti uguali al marito suo, il conte, la puttana che mi dice che ce la devo aiutare a ripulire bene, la puttana che mi fa chiamare alla polizia per dirci che il conte marito suo s'è svanito, la puttana che sviene tra le braccia d'un rattuso e arrapato di carabiniere perché io tengo una certa autonomia decisionale e mi so' chiamato i carabinieri invece della polizia che è sempre meglio averci a che fa co' gente un po' più scema quando sei colpevole come al re dei colpevoli, la puttana che piange come a 'na disperata che quasi quasi ci credo pure io che sta dispiaciuta, la foto della puttana che vuole dormire nel lettone con i suoi figli, e la cazza della foto più bella di tutte, quella dove c'è la puttana che mi colpisce con uno schiaffo e m'accusa d'averle ammazzato il marito dicendomi che avrei dovuto fermarla che non era lucida che era una ferita di poco conto che avrei dovuto chiamare l'ambulanza la puttana che mi dice che per colpa mia la vita sua adesso è un schifezza, ma questa è na foto vecchia.

         Cazzo, mamma quando te ne parti.

     "Hai chiamato i tuoi fratelli per invitarli? Verrano da noi a cena, stasera?".
     "Mamma sì, e mamma no e soprattutto, mamma da me, cazzodicasomai!".
     "Li hai chiamati e non verranno?" Con un'espressione d'incredulità pari a quella d'un fanciullo a cui hanno appena detto che la befana non esiste.
     "Già, e non verranno da me, non da noi!".
     "Sai, a volte non ti capisco". Eccone un'altra. La stessa frase di quando m'hai fatto falsificare la firma del conte sopra a una carta e a un assegno perché non potevamo correre rischi che infatti tu, puttana, mica hai corso dal momento che poi davanti a un giudice con i baffi e puzzolente di sudore ci sono andato io a dire che avevo personalmente visto a quello che ci piace il tè e che tiene l'hobby di fottersi ai ragazzini a prescindere dal sesso mentre che firmava quelle carte che mo' si guardavano il giudice puzzolente.

     "Se sono venuta qui, comunque, c'è un motivo ed è serio".
     "Ovviamente, mammina. Dimmi, sei in missione per conto del Signore e devo andarti ad accoppare il Papa?".
     "Tu lo sai, sui tuoi fratelli non ci si può contare, soprattutto su Al".
     "Mammina, ti secca se ti ricordo che Al era sul punto di dire sì lo voglio e tu ti sei gettata con le mani ad artiglio sopra alla faccia di quella povera Elisabeth e dopo che l'hai sfregiata con le unghie ti sei lasciata svenire sopra all'altare col prete che moriva dalla voglia di farti alla respirazione bocca a bocca Al in preda allo shock e un matrimonio andato a puttane?"
     "Sono  sua madre e l'ho fatto per il suo bene, quella poco di buono se lo sposava per i soldi".
     "Eccerto tu tieni un certo tipo d'intuito certamente certificato".
    "Risparmiati i tuoi giochetti di parole per quella robetta insulsa che vai scrivendo, che ti pubblicano solo perché la casa editrice è di Alistair"
   "Oh mammina, mammina grazie per avermelo ricordato".

          Gli ultimi raggi di sole riscaldano il volto di mia madre intenta a sorseggiare un negroni perfettamente preparato poiché se l'è preparato la puttana che adesso ha il viso del colore dell'ambra e chiamando a raccolta tutto il fascino immenso suo mi dice:
     "Ho bisogno di te".

          Cazzo di cazzo, ho bisogno di te. Ho bisogno di te, tesoro. Quando me lo disse eravamo a Manhattan, New York, America. Alistair stava organizzando un imbroglio di quelli suoi. Teneva bisogno di uno a cui intestare cento milioni di dollari che dovevano sparire. Non ci sono problemi, è 'na faccenda legale, e io mi sono fatto sette mesi di galera a New York, puttana cazzo d'una mamma puttana che ha bisogno di me.

     "Ho detto che ho bisogno di te!".
     "Ti ho forse mai negato qualcosa, mammina?".
     "Arrgh, credi che non potrei ancora prenderti a sberle, eh?".
   "Al contrario, non nutro nessun dubbio in proposito anche se ricordo d'averti sentita dire d'abbracciare il buddismo, ma potrei sbagliare. Faccio confusione con i ricordi".
   "Devi fare una cosa per me". Una bellissima donna, ancora estremamente affascinante nonostante i suoi sessantasei anni, dritta ed elegantemente fiera piazzata davanti a me. Chiedimi tutto, cos'altro mai potresti farmi, che altro può mai esserci.

     "Pare che Al abbia scritto un libro. E' la storia della nostra famiglia..."
   "E che vuoi che sia, Al è arrivato quando il l'uragano era passato, sarà un romanzo rosa al confronto con quello che potrei scrivere io..."
   "...se glielo pubblicano siamo tutti rovinati..."
    "...mammina, forse tu, tu sola ne saresti rovinata, pensa a tutte le tue ladies..."
  "...Al è a conoscenza di alcune partite contabili a me riconducibili grazie alle quali Alistair si salverebbe e per me si aprirebbero le porte del carcere, è per questo che devo divorziare prima e tu devi convincere Al a non pubblicare il libro".
"Bene, d'accordo. Giuliana l'ammazzi tu o dovrò occuparmi di lei anch'io? Quando la finirai? Quando cazzo ammetterai d'essere una fottuta pazza?".
"Devi chiamare Al e farlo venire qui. Adesso. Qui e ora".

          La puttana non è pazza, il pazzo sono io che chiamo Al e Al viene e Al si porta appresso il manoscritto e legge alcune cose che la puttana ha fatto  e che sarebbero incredibili se solo non si trattasse di mia mamma la puttana e Al poi dice che ha già un accordo con un editore e la puttana adesso è viola e Al dice pure che sa quel che ho fatto io che lo ha sempre saputo e che sa che Giuliana è andata a letto con Alistair ovvero con il padre di Al e io inizio a ridere pensando a una qualche cazzo di soap uruguaiana che quelle argentine so' fatte meglio e la puttana sbraita e Al piange istericamente e la puttana dice che gli ordina di non farlo e Al mi guarda e poi guarda la puttana e io vorrei chiamare Giuliana per chiederci come scopa Alistair e mi giro per prendere il cellulare e quando mi volto di nuovo vedo alla puttana che tiene un buco in mezzo alla fronte e Al tiene 'na pistola in mano e io ci chiedo che cazzo fai Al e Al mi risponde sparandomi tre volte dentro alla pancia, ma io non piango.

          Cazzo, io non piango.




45 commenti:

  1. bravo luca..anche questo di ottima fattura..
    artemisia

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    1. Ciao Art sempre gentile e puntuale, ti ringrazio molto. Un abbraccio ;)

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  2. Ciao Luca!! mi piace molto quello k scrivi, ed in questo ultimo racconto vedo me stesso e il rapporto. con la pu...a che mi ha messo al mondo x sbaglio. E pretende di sentirmi vedermi quando io non ne ho un cazzo di voglia. Solo che io ho pianto tanto, e tuttora piango!!!! Uffà

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    1. Cara Alexandra, da madre quale sono mi hanno molto toccato le tue parole! Anche la mia non mi ha dato nulla, ho avuto comunque una valida sostituta e ora che sono madre di due figli di 24 e 18 anni cerco di dare il massimo anche perché li sto crescendo da sola ormai da dodici anni. Non riesco a capire come possa una madre suscitare certi sentimenti in sua figlia, è contro natura! Io darei la vita per i miei tesori! Scusa ancora per l'intromissione...

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    2. Ciao Alexandra.
      Scrivere delle storie a volte è pericoloso poiché si corre il rischio d'andare a sbattere contro roba seria e vera, e la roba seria e vera andrebbe guardata da tutti i punti di vista della terra. Mi dispiace, ovviamente. Se posso permettermi, lascia sempre che siano gli altri a distruggere tu prova a costruire o quantomeno a rattoppare e poi le lacrime non so' mai cosa sprecata...
      Un forte abbraccio ;)

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    3. Grazie x avere letto il mio commento!!!! Caro Luca, è da una vita k cerco di rattopare il legame con mia madre, ma sono arrivata ad un punto, ove mi sono rassegnata. Ank xk ogni volta k ci ho provato, era, ogni volta una batosta e quindi di conseguenza, molta sofferenza .......e. di conseguenza autolesionismo!!! e non ci sto più a farmi del male, x chi, x cosa!!?! no non. ci sto più!!! lo sbaglio lo ha fatto lei non io!!! purtroppo questo e sano egoismo!!!
      un abbraccio!!

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    4. Alexandra, ricambio più che volentieri l'abbraccio e siccome so' presuntuoso, permaloso e capatosta insisto e insisto...chi te la fa fare perdona e ama e tira dritto per la strada tua senti a me che il rancore, per dirla in francese, non serve a 'na ceppa ;)

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  3. Trovo che sia scritto bene, conciso, scorrevole ed attira il lettore. In alcuni punti si suppongono gli eventi poi lo scrittore con durezza li conferma. Concordo sul finale

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    1. Concordo sul tuo giudizio! Ciao grace kelly e grazie ;)

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  4. Caro Luca, uno scrittore che amo moltissimo, Richard Bach, quello de "Il gabbiano Jonathan Livingston" ha scritto che il legame che unisce le famiglie non è quello del sangue ma quello del rispetto e dell'amore reciproco ed è per questo che può capitare che i membri di una famiglia non sempre vivano sotto lo stesso tetto! Questa è stata la mia vita di neonata adottata dagli zii e cresciuta con loro, padre morto dopo un mese dalla mia nascita e madre inesistente e odiosa! A volte la vita è strana ma io mi sono ritrovata due genitori amorevolissimi che ora hanno 91 e 85 anni. La mamma? Non c'è più da due anni ma per me non c'è mai stata!
    Un abbraccio...

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    1. Ciao Anna, ricambio volentieri l'abbraccio e ti ringrazio ;)

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  5. Hai la straordinaria capacità di far vivere in prima persona le emozioni dei tuoi personaggi sia in positivo che in negativo. non è cosa da poco.Un talento indiscutibile.Grazie per il piacere che riesci a trasmettere ogni volta alla lettura di un tuo racconto. Complimenti Luca.

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    1. Ciao Lorella felice di saperlo. Sei molto carina, grazie ;)

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  6. Brutale, come lo sono solo i tuoi racconti... ma avvincente! L'unico appunto, perdonami Luca, è quel "cazzo" ripetuto allo spasimo... ciononostante ti leggo molto volentieri!
    E ti ringrazio, per l'emozione che, di volta in volta, mi regali :)))

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    1. Ciao Patrizia la chef, ti ringrazio e ovviamente ti perdono. In quanto a quel, che dire, se non ce lo piazzo un po' dappertutto va a finire che poi credo d'essere uno di quei boriosi intellettualucoli professorali e qua fondamentalmente si gioca, con le emozioni, ma si gioca...sporco magari.
      ;))

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  7. Un maestro nel rendere le emozioni. Grazie.

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  8. Maschere grottesche, dipinte, bistrate. Ma è questo il loro pregio. Efficaci, puzzolenti, come sanno esserlo solo le cose vere.

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  9. Questo è un signor racconto, anche per lunghezza. L'attesa è stata più che ripagata.
    Bello, ti prende fino in fondo.

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    1. Ciao Silvia Green che-prepara-la-torta-di-noci-più-bbbbuona-del-web, molte molte grazie ;))

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  10. io che lavoro sul perdono verso le figure genitoriali che sembrano essere il punto di partenza di tante problematiche di persone che NON vogliono diventare adulte, aggrappandosi ai torti subìti, lo trovo un pò troppo crudo...lo stile però mi piace e ne ammiro i colori forti e decisi...

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  11. Sei un maestro nel mescolare amara ironia in così pesanti e viscide tragedie. E' atroce come un figlio resti imbrigliato nelle trame materne anche quando queste lo legano per farlo affondare giù, togliendogli la vita. E' un racconto molto forte, mi succede qualcosa dentro quando sento storie di bambini violati, ne ho tre di bambini, una proprio di quattro...Credo che sarei capace di uccidere con le mie mani chi dovesse ammazzare l'anima di una delle mie creature, ma la morte in questi casi sarebbe davvero troppo poco, una benedizione in confronto a ciò che meriterebbero davvero.
    Ciao Luca

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    1. Ciao Fatima, qua se continuate a darmi del maestro finisce che mi monto la capa meno male che a smontarmela ci stanno poi tutti gli editori... Ti ringrazio, sei molto gentile e la penso preciso come a come la pensi tu, un abbraccio ;))

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  12. Bhè, non ho avuto tempo di leggerlo tutto, molto lungo.
    per quel che posso dire, quindi, è che la storia l'ho trovata molto dura, cruda.

    Una madre di quell"'antico mestiere" da una vita fallita nell'educazione, un pò in tutto..

    Quel figlio due padri..come chi nella vita ha avuto una vita completamente, sconvolta e scombinata, e fatta di situazioni e destini concatenati di fallimenti ed incomprensioni, mai volonyà di ascolto reciproco, intolleranza, accuse reciproche.

    Ma io penso che quando chi si odia, cerca sempre l'altro è un modo "mascherato" di redimersi, recuperare, chiedere perdono..ma col timore e la vergogna nel dimostrarlo, e la rassegnazione, e la convizione che ormai non sarebbe stata creduta se non pure considerata peggiore, tutte cose che amplificano, la rinuncia a quel tentativo...

    Storie tristi.

    faccio fatica a leggere quando ci sono anche se le storie lo richiedono, molte parolacce, troppe parolacce,
    penso che tante parolacce anche se come detto sò che molte storie lo richiedono , non sò forse si potrebbero evitare?

    Comunque la storia è interessante, e ti ringrazio della tua condivisione!

    Un caro saluto a te :-)
    E complimenti sempre per queste storie che hanno sempre molto del realistico e toccante! :-)

    Ciao!

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  13. Ciao una qualunque...mica ho capito se lo hai letto tutto o no, per le parolacce ho risposto sopra, per i complimenti me li piglio e li conservo e per il resto ti ringrazio :)

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  14. Brutale ,ma molto reale ,come spesso solo la realtà può esse.Bravo Luca , complimenti

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  15. E bravo Luca... una tragedia psico-comica, come sai scriverle te. dai.... va a finire che pubblichi un bel mattonazzo che vedremo sugli scaffali delle librerie. bravo. ciao

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  16. Per il fatto che non hai capito se l'ho letto tutto o no, bhè, è scritto nella prima riga.

    Non ho mica capito sopra dove?!?, mi sarò persa...

    Per esserti preso i complimenti,(ringraziando io te,) hai fatto bene. Per ora non richiederò risarcimenti morali :-D

    :-) ;-)

    Per il resto..prego!

    Un abbraccio a te, Luca Ciao

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  17. Caspita!!divorato in un fiato!non è il mio genere,ma complimenti!!molto forte e coinvolgente!

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  18. UAO...!!!!!..... e purtroppo quante storie così....!!! Ciao Luca, bravo

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    1. Ciao Pierangela, sempre molto gentile ti ringrazio :)

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  19. tragi-comica storia dal finale inaspettato, grazie Luca

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  20. Sei riuscito a commuovermi...bravo Luca!!

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    1. Bentornata Sonia! Oggi ce n'è un altro abbastanza triste ma il prossimo...promesso, torna zio Billy co' tutta la combriccola al completo, una abbraccio ;)

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  21. Beh, quando si parla della mamma inevitabilmente ognuno di noi ci si specchia. La madre è lì, al centro di ognuno di noi, e che sia presente o assente, dolce o dura, manipolatrice o no ci condiziona tutta l'esistenza, bene o male. Tu tiri sempre fuori l'essenza, le emozioni più profonde.
    ...A proposito di Kryptonite, ieri sera ho visto un bel film: "La kryptonite nella borsa"...conosci il libro? Che ne pensi, ne vale la pena?
    Ciao, a presto!

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  22. Ciao Simona (bella bella) molte grazie assai. Per il libro confesso che lo stile di Cotroneo non mi piglia e se hai visto il film forse può bastare, pare che sia uno di quei rari casi in cui la pellicola batte le pagine. Una storia, ambientata nei '70, che ruota attorno ad un bimbo di sette anni in una famiglia un po' stramba. Un premio però lo dò al borsello!
    Abbracci :)

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    1. ok grazie, allora evito di comprarlo.
      Bello il film, però la Golino non mi è piaciuta un granché...ci voleva una napoletana autentica stile Anna Magnani...a trovarla!
      Grazie, ciao!!

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    2. Anna Magnani non la trovi di sicuro, però basta fare un giretto a Napoli che di femmine meglio della Golino hai voglia che ne trovi, ma hai voglia!
      Grazie a te, ciao :)

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